domenica 16 maggio 2010

La rognosissima salita alle Capannette di Pey

Il Penice e le Capannette di Pey : ascolta il "vecio"

Dopo una settimana di pioggia continua finalmente si profila una domenica con un meteo passabile.
Parto da Milano poco prima delle 8 in direzione Varzi. Lungo la strada scruto il cielo : non sembra malaccio, ma poi guardo verso il Penice e vengo bruscamente riportato alla realta' : sul passo si addensano nuvolaglie nere. Tant'e'. Ormai non torno indietro : ho un programma "robusto" da rispettare : salita al Penice da Varzi, discesa su Bobbio, risalita della Valtrebbia fino a Traschio, salita da Zerba alle Capannette di Pey, da li' ritorno a Varzi attraverso il passo del Brallo dopo Cima Colletta.

L'altimetria di oggi
La salita al Penice da Varzi ormai la conosco bene : e' presto, non ci sono le fatidiche moto e l'aria e' fresca. Salgo in totale relax. Al Passo ho solo il tempo per indossare la mantellina e poi mi butto in discesa. A Bobbio mi aspettano Andrea, Beniamino, Giorgio, Giovanni, Luca, Nicoletta e Paola (ordine alfabetico).Ci troviamo al parcheggio e, miracolosamente, le nuvole si stanno diradando. Prima di partire Andrea "il vecio" propone un programma differente che prevedrebbe, per me, una salita finale al Penice da Bobbio (dopo un totmila metri di altra salita). Devo dire che mi pare un po' troppo. Il vecio, un po' a malincuore , accetta quindi il programma originale. Scopriro' poi, mio malgrado, che avrei fatto meglio a dargli retta.


Fioritura di margherite sopra Bobbio

Partiamo in direzione Traschio. Si risale la valTrebbia ed e' una giornata ideale. Clima fresco, aria limpida, colori scintillanti. La pioggia di questi giorni lascia le foglie lucide e i prati di un verde smeraldo. Il Trebbia si snoda gonfio a fondovalle. Si procede cosi', persi tra bucolici pensieri e chiacchiere fino a Traschio.
Gia' Traschio non e' un gran bel nome per un paese : sa di incrocio tra raschio e teschio, insomma, una roba brutta. Poi magari invece il paese e' magnifico, fatto sta che da li' parte una delle salite piu' rognose che io abbia fatto negli ultimi anni.
Non e' la piu' lunga, non e' la piu' ripida : e' la piu' rognosa. Il fondo stradale e' ruvido e un po' sconnesso, si sale alternando falsipiani a strappi micidiali e, soprattutto, non finisce MAI.


La lega arriva fin qua (vedi muro). Nica, Paola, Giovanni e Beniamino sopra Marsaglia

Io commetto il grave errore di affrontarla senza il dovuto "rispetto".Parto tranquillo con il 34x19 spingendo a bassa cadenza ma salendo poco sotto i 16 kmh. I primi tratti della salita infatti sono gradevoli : l'asfalto e' buono e le pendenze sono ragionevoli e costanti. Cosi' mi faccio prendere dall'entusiasmo. Ma dopo pochi km 'sto Traschio mi presenta il conto. La strada comincia a strappare ripida e il manubrio vibra sgradevolmente sul ghiaino.
Passo il bivio per Tartago : Beniamino, profondo conoscitore di questi luoghi, mi ha raccontato che alcuni di questi toponomi strani pare derivino dal passaggio di Annibale (Tartago-Cartagine; Zerba-Djerba).La cosa andrebbe approfondita. Ma non ho energie disponibili per attivita' cerebrali.


La vista dal bivio per le Capannette di Pey : li' a sinistra le ultime rampe della salita

Sono in uno di quei momenti in cui e' necessaria la massima concentrazione per riuscire a resistere all'impulso di scendere dalla bici, buttarla per terra e con un bel "mavaffa..." chiamare un taxi (un taxi qui?). Oltre al problema pratico del taxi qui, l'altra cosa che mi trattiene e' che la valle e' la piu' selvaggia che si possa immaginare. Pochissimi agglomerati di case abbarbicate su cucuzzoli in mezzo a colli, valli e foreste scoscese. Roba da "Un tranquillo weekend di paura", mi par quasi di sentir suonare un banjo...meglio pedalare.

Neve a meta' maggio: Giorgio, Andrea "il vecio", io e Nica

Cosi' tra uno strappo, un tornante bastardo e un falsopiano in discesa (di quelli che li maledici perche' sai che quello che scendi adesso ti tocca salirlo dopo..) arrivo al bivio sopra Pey. Che poi anche li' ci sarebbe da dire una cosetta. Uno fa una salita che ha come obbiettivo le "Capannette di Pey". Bel nome evocativo di giochi allegri nei prati. Bene : uno arriva salendo che vede 'sto Pey lassu' e quando arriva cristonando in cima alla salita dice : "be', finalmente sono arrivato..." INVECE NO! Infatti poco prima di Pey c'e' un bivio che dice "Pey di qua, capannette di Pey di la'".
Superfluo dire che "di la'" significa una salita ripida e rugosa?
Insomma da Pey a 'ste Capannette ci sono almeno altri 2 km di salita bastarda. Che se le facessero vicine a casa 'ste Capannette del menga.

Il Trebbia

A poco a poco tutti arriviamo tutti in cima. Grandiose le due ragazze, Nica e Paola, che seppur meno allenate di noi hanno macinato il mostro.
Io, tra me e me, sono molto preoccupato. Cioe' ......io la salita l'ho fatta faticando un sacco, ma me la ero scelta io. Penso come sarei incazzato se invece la avessi fatta su scelta di qualcun altro. Ma d'altro canto come facevo a immaginare che fosse cosi' rognosa? Certo, avrei dovuto ascoltare il vecio.
Il falsopiano verso Cima Colletta e' un piacevole saliscendi. Aria fredda,pero', e infatti in mezzo al bosco troviamo ancora una chiazza di neve.
Al bar/rifugio, panino e coca sono i benvenuti, prima di affrontare la difficile discesa verso il Brallo. Qui ci si divide : io torno verso Varzi, gli altri puntano al Penice. Li aspetta ancora della salita, io, per fortuna, per oggi sono a posto.
Finisco infatti con 105 km e poco meno di 2500 m di dislivello (100 dei quali davvero rognosi).

Tornato a Varzi (non senza essermi perso un gradevole vento contrario che mi ha fatto cortesemente pedalare anche in discesa) ripenso al consiglio di Andrea e al suo programma alternativo. Non c'e' dubbio : la prossima volta ascolto "il vecio".

Alcune foto sono QUI e il file GoogleEarth e' QUI.


Nessun commento: