Dreilander 2009 , terza tappa : StaMaria - Livigno. Umbrail, Gavia, Foscagno, Eira.
Nella sala colazione dell'Hotel Stelvio fervono i preparativi metabolici per la giornata di bicicletta. Ma questa volta il carico di carburante e' piu' robusto del solito : ci attende una giornata impegnativa con la salita al passo Umbrail, al Passo Gavia, al Foscagno e infine all'Eira, prima di arrivare a Livigno.
Dalle finestre vediamo passare gruppetti di ciclisti che devono essere partiti da Nauders nella primissima mattinata. Piu' tardi incontreremo invece quelli piu' forti, che hanno gia' scalato lo Stelvio e stanno scendendo verso santa MAria. Dovremo fare attenzione. Il cielo e' nuvoloso e pare che in alto le temperature non siano proprio piacevoli. Inforcata la bici si comincia subito in salita. Come dice Corrado : "ecco qua : una bella salita dura a gambe ancora fredde : proprio quello che i manuali di ciclismo consigliano per chi si vuole impiantare definitivamente".
Le prime rampe della salita al giogo dell'Umbrail sono davvero ripide e si sale velocemente attraverso il bosco. Corrado e Alessandro ci salutano e vanno su al loro ritmo. Il nostro quartetto viene invece guidato da un Mauro in stato di grazia che tira il gruppo con andatura da passista fino all'attacco del tratto sterrato. Qui la valle si apre e il panorama e' spettacolare ora che la prospettiva e' invertita rispetto al giorno prima.
Le prime rampe della salita al giogo dell'Umbrail sono davvero ripide e si sale velocemente attraverso il bosco. Corrado e Alessandro ci salutano e vanno su al loro ritmo. Il nostro quartetto viene invece guidato da un Mauro in stato di grazia che tira il gruppo con andatura da passista fino all'attacco del tratto sterrato. Qui la valle si apre e il panorama e' spettacolare ora che la prospettiva e' invertita rispetto al giorno prima.
Vediamo scendere i ciclisti dallo Stelvio e hanno un'aria molto infreddolita. Infatti gli ultimi tornanti prima del passo sono frustati da un vento gelido. Passata la casa cantoniera dobbiamo fermarci per vestirci di tutto punto : ci aspetta la maestosa discesa dallo Stelvio verso Bormio. E' una discesa inquietante, una strada stretta tra rocce nere , ghiaccio, nevai , e lo scroscio di cascate che schiumano rumorosamente a valle.
A Bormio il gruppo si ricompatta per un obbligatorio briefing. C'e' da decidere il da farsi : si scala il Gavia con il rischio brutto tempo o si procede verso Livigno? Ormai siamo qua e quindi la scelta e' : si va.
Qui Alessandro ci tranquillizza a modo suo "rilassatevi, tanto prima di iniziare a salire c'e' il mangiaebevi fino a Santa Caterina". Ebbene a me sta storia del mangiaebevi non mi e' mai andata giu', mi ha sempre insospettito. In teoria il mangiaebevi e' sinonimo ciclistico di saliscendi. Ma ,chissa' com'e', io nei mangiaebevi ho quasi sempre solo fatto gran mangiate; di bere se ne parlava sempre poco poco. Pero' non mi era mai capitato un mangiaebevi con 500m di dislivello in salita e nessuna discesa.Grazie Alessandro!
Cosi' arrivo a Santa Caterina che, dopo il mangiaemangia sono gia' pronto per il digestivo. Invece la salita vera comincia qui. Purtroppo gli altri sono avanti e Renato ed io entriamo in paese e perdiamo la strada. Per fortuna dopo un po' veniamo raggiunti da un ciclista che ci supera imboccando deciso una strada che esce dal paese. Lo affianchiamo e gli chiediamo : "di qui si va al Gavia?" risponde deciso : "Gavia!, Ja, gavia!" scopriamo che e' olandese, piu' passista che scalatore (pesera' una novantina di chili) e, soprattutto (ma questo lo scopriamo dopo) che non ha assolutamente la piu' pallida idea di dove sia il Gavia. Infatti la strada si stringe e si impenna.
Stiamo salendo verso Forni e la pendenza e' di gran lunga superiore al 15%. Saliamo lentissimi e in piedi sui pedali cercando di non perdere aderenza. Va bene che la salita al Gavia e' famosa perche' e' dura ma qui stiamo proprio esagerando....Finalmente incontriamo una macchina che scende alla quale chiediamo indicazioni e che, pietosamente, ci reindirizza verso Santa Cristina. Intanto ci siamo sciroppati un paio di centinaia di metri di dislivello aggiuntivo su pendenze impossibili. Che culo! Tornando in giu' incrociamo il nostro olandesone che nel frattempo e' sceso di sella e prosegue a piedi sbuffando. Per fortuna che ci ha incontrato altrimenti chissa' dove sarebbe finito.
La strada (giusta) verso il Gavia e' invece bella larga e sale in modo deciso ma regolare attraverso il bosco. Il primo tratto di chiude su uno spiazzo di pascoli che si affaccia sulla valle di Santa Caterina.
Da qui in poi si sale invece in un paesaggio molto piu' montano e, a poco a poco i prati lasciano lo spazio alle rocce e ai ghiaioni.
La salita e' davvero lunga e come al solito uso lo stratagemma di dividerla in blocchetti di 250m di dislivello per darmi obbiettivi intermedi. Non manca molto al passo quando Renato entra in crisi di fame, forse anche a causa del freddo.
Un paio di barrette sono sufficienti per ripartire e percorrere gli ultimi chilometri di una salita che, soprattutto nella parte finale, non sembra finire mai. Dopo ogni tornante o curva che sembra l'ultima c'e' un ulteriore apostrofo d'asfalto da percorrere in salita. Finalmente arriva il lago e il rifugio al passo in mezzo a muri di neve alti piu' di 2 metri. Bellissimo e freddo.
Ci vogliono 20 minuti 3 panini al prosciutto, due fette di torta due te e due coca cola per essere pronti a ripartire. Come al solito la discesa offre prospettive nuove ma c'e' un po' di preoccupazione perche' mancano ancora 50 km e piu' di 1000 metri di dislivello e il tempo sta virando decisamente verso il brutto. Ma si va. Dopo Bormio mi ricordavo un tratto faticoso per arrivare all'attacco della salita vera al Foscagno. Ed infatti e' cosi' : un falsopiano in controvento tra l'altro molto trafficato che sembra non finire mai. Non si sale ma la fatica e' comunque tanta anche perche' i metri di dislivello nelle gambe non son pochi.
Anche qui adotto la strategia mentale delle tappe intermedie e stavolta il ritmo in salita lo scandisco io : qui le pendenze sono piu' dolci ed e' il tipo di salita che prediligo. Alla fine il passo Foscagno si puo' descrivere con una sola parola : lungo. E' molto lungo, troppo lungo. Alla dogana in cima al passo prima di buttarci in discesa vediamo in fondo davanti a noi la salita verso il passo d'Eira : e' l'ultima fatica di giornata.
Attacchiamo la galleria in salita con il vento in faccia e attraversiamo il desolato Trepalle (comune piu' alto d'Europa) sempre con un vento gelido che ci spinge in giu'. Si tratta in fondo degli ultimi metri di salita e, anche se proprio alla fine la pendenza si incattivisce e supera nuovamente il 10%, le ultime energie ci spingono in su quasi come galleggiando. Dopo il Passo d'Eira la planata su Livigno e' bagnata da una pioggerella fitta e gelida. Ma poco importa : la soddisfazione per avere chiuso una tappa davvero impegnativa e' enorme : 130 km e 3900 m di dislivello, per me un record. Restano negli occhi i tornanti dell'Umbrial e i muri di neve del Gavia e i pascoli brulli del Foscagno.
Ora e' tutto alle nostre spalle.
Attacchiamo la galleria in salita con il vento in faccia e attraversiamo il desolato Trepalle (comune piu' alto d'Europa) sempre con un vento gelido che ci spinge in giu'. Si tratta in fondo degli ultimi metri di salita e, anche se proprio alla fine la pendenza si incattivisce e supera nuovamente il 10%, le ultime energie ci spingono in su quasi come galleggiando. Dopo il Passo d'Eira la planata su Livigno e' bagnata da una pioggerella fitta e gelida. Ma poco importa : la soddisfazione per avere chiuso una tappa davvero impegnativa e' enorme : 130 km e 3900 m di dislivello, per me un record. Restano negli occhi i tornanti dell'Umbrial e i muri di neve del Gavia e i pascoli brulli del Foscagno.
Ora e' tutto alle nostre spalle.
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