domenica 6 aprile 2014

El Motarùn presenta il conto.



A Milano si corre la maratona, bisogna quindi essere lesti a sgusciare prima della chiusura del traffico. Alle 9 siamo già a  Gignese pronti a partire in due : Renato, mio fratello smilzo e veloce, ed io, gibernauta in fase di allenamento irrazionale.

Eh sì perché programmare l'ascesa al Mottarone dopo i 1700m e 90 km di ieri (dei quali un buon quarto giunto come piacevole imprevisto) richiede proprio poco raziocinio.

Ma è una giornata così bella e in cima rischiamo di trovar ancora la neve.

Da Gignese planiamo su Stresa e come sempre il panorama in discesa è mozzafiato.

Scendendo da Gignese su Stresa

Isola dei Pescatori

Da Stresa sono pochi km di lungolago fino a Baveno, ideali per un po' di riscaldamento. Io devo dire che avrei bisogno di defaticamento, invece, dato che sento le gambe lignificate dall'uscita di ieri.

Da Baveno finisce il gioco e comincia la partita. Sono infatti 20 km di salita vera, interrotta da due tratti in  falsopiano e in leggera discesa, ma con gli ultimi 6 km che non lasciano tregua.

Siccome la conosco mi risulta immediatamente chiaro sin dai primi tornanti sopra Stresa che oggi non c'è trippa per gatti, anzi, non c'è nemmeno polmone per cani e neanche finanziera per topi. Semplicemente mi rendo conto che la salita è molto più dura se la si fa con una incudine nelle braghe.
Questa è la sensazione che provo mentre pedalo lemme lemme.

Renato invece è tutto energetico e brillante.  Ad un certo punto, sentiamo un ansare rumoroso. Ci affianca un tizio con due polpacci come due prosciutti tirati a lucido, una bici con due ruote in carbonio da mutuo e aria molto cattiva. Lo salutiamo : ci ignora.

Io faccio quel che è meglio fare in queste circostanze : lo ignoro anch'io e lo lascio andare su del suo passo bello veloce (bè...non è che avessi molte alternative se non quella di gridargli dietro "pirla, saluta!" prima che scomparisse dietro un tornante).


Nel bosco comincia la parte dura


Invece Renato si alza sui pedali e poco a poco lo va a prendere. Mi dirà poi che : lo ha acchiappato dopo un po', lo ha affiancato e gli ha detto "caldo eh...." il tizio ha risposto "nghnghnghnffffffff" che significa " sì fa molto caldo ma le chiederei cortesemente di non interrompere il mio allenamento perché sto avendo un colpo apoplettico molto scenografico e vorrei morire qui, in sella pedalando in salita" . Renato, che è persona cortese e pronta a compiacere gli altri, ha quindi cortesemente scalato un dente e dopo un ennesimo gentile saluto, si è alzato sui pedali e lo ha lasciato sul posto a morire felice.

Inizia la parte dura : Renato si ricarica
 Questo mi raccontava Renato dopo essere tornato a riprendermi mentre con grande concentrazione salivo in una bolla di fatica e quesiti esistenziali (perché io qui? perché in su e non in giù? perché loro in moto e io in bici?..e via così).
A questo punto, pensando di farmi un favore, inizia a parlarmi di lavoro. Il suo. Cortese pensiero, pensava di distrarmi dalla fatica e di rendere quindi più agevole la mia pedalata.

In effetti potrebbe essere così parlando di lavoro con , che ne so, un esploratore, oppure uno scrittore di gialli, o magari un inventore o un cantante rock. Ma Renato fa il fiscalista. Chiaro quindi che parlare di lavoro con un fiscalista, per quanto mosso da nobile intenzione, non sia il massimo per alleggerirmi il pedale e scrollarmi l'incudine dalle braghe.


La mitica Fonte Federica coi Bucaneve
FReschissima

MA apprezzo lo sforzo, comunque , e a poco a poco siamo alla sbarra che segna l'inizio dell'ultima parte della salita : quella dura.

La faccio breve, tanto lo si capisce dall'inizio : dopo aver esaurito ogni possibile argomento fiscale avendo ricavato da me solo pallide imitazioni del "nghnghnghffft" del tizio di prima, Renato si scusa e "aumenta un pochettino" come dice lui. Dopo mezzo minuto non lo vedo più.

Così mi rimbocco le giberne, sistemo l'incudine e vado incontro alla mia sorte : il signor Motarùn mi presenta il conto del divertimento di ieri!
Ho iniziato a preoccuparmi quando ho visto che il Garmin ha iniziato a misurare la velocità in ettometri l'ora, ed era un numero ad una sola cifra. Ma riesco a stare in piedi e avanzo rubacchiando metro dopo metro a "sta bestiaccia di montagna.

In cima lo spettacolo vale tutta la fatica, neve e cielo azzurro e in lontananza cime completamente imbiancate. Magnifico
Le due ragazze in cima

Dalla vetta

Dalla vetta
Dopo le foto di rito ci buttiamo in discesa e in poche decine di minuti siamo di nuovo a Gignese.
Le gambe sono ormai completamente lignificate ma lo spettacolo delle ultime rampe salite in mezzo alla neve, bè, ......ne è proprio valsa la pena.

Alla fine chiudo il weekend con 1700+1360= 3060 m di dislivello e 92+58=150 km. Bene così.

Renato fiscalista veloce e chiacchierone (notare la totale assenza di giberne).

Gibernauta (sono riuscito ad abbandonare l'incudine ma le giberne sono lì che fan capolino)


LAgo d'Orta


La discesa verso Armeno

Altimetria





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