domenica 4 luglio 2010

Sulle tracce della Linea Cadorna

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SULLE TRACCE DELLA LINEA CADORNA

Quando il caldo non da' tregua non e' facile nemmeno pedalare. Bisogna quindi trovare percorsi che , per quanto si puo', espongano il meno possibile all'afa. Una prima soluzione e' pedalare in zone fresche, un lungo lago, per esempio. Una soluzione alternativa e' salire in quota. In assenza di laghi in quota nelle vicinanze di Milano abbiamo optato per un itinerario che , dopo alcuni km di lungolago lariano, sale fino a sfiorare i 1600 metri. Si tratta della scalata al Rifugio Venini al monte Galbiga. Una salita impegnativa, lunga piu' di 27 km e  con un dislivello di tutto rispetto (piu' di 1300 metri).

 

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Stefano

E' il weekend della  maratona dles Dolomites, la Val Badia pullula di ciclisti e da Milano in direzione Como partiamo in due : io e Stefano, forte triathleta con un passato di pallanuoto ai massimi livelli. Stefano e' un concentrato di potenza, sui falsopiani spinge senza sforzo rapportoni improponibili. Ma la delicata trama dei copertoncini Vittoria mal sopporta i 90 kg di muscoli del nostro. Cominciamo cosi' con una bella foratura poco dopo Cernobbio. Poco male : aggiustiamo tutto e, per sicurezza, torniamo indietro; da un ciclista Stefano acquista una camera d'aria e un nuovo copertoncino.

Si riparte alla volta di Argegno. La pedalata sul lungolago e' come sempre piacevole e la temperatura, nonostante il ritardo dovuto all'imprevisto, e' ancora accettabile. In breve siamo ad Argegno. Poco dopo il paese un breve strappo a sinistra annuncia le prime rampe della salita verso San Fedele d'Intelvi.

 

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La strada e' ampia e abbastanza trafficata : sale con pendenze del 6-7%. Niente di terribile, ma dopo i leggeri saliscendi del lungolago, qui la salita non da' tregua. Da Argegno a San Fedele, passando attraverso Dizzasco e Castiglione, sono piu' di 500 m di dislivello senza un attimo di pausa per rifiatare. Saliamo di buon ritmo, anzi, di ottimo ritmo! Il Garmin conferma lo sforzo : siamo costantemente oltre i 1000m di VAM. Mentre pedalo mi chiedo "ma dove vado? dopo San Fedele saranno altri 800 m di dislivello, come li faccio se brucio tutto ora?". Ma ho preso il ritmo kamikaze e non c'e' niente da fare. Stefano sale di pura potenza e non molla di mezzo centimetro.

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la Val d'intelvi

Finalmente arriviamo a San Fedele. E' gia' ora di riempire la borraccia. Pausa bar, e qui sperimento il vantaggio di pedalare con un bronzo di Riace vestito da triathleta. Entrati nel bar due gentili signorine sedute al bancone con cappuccio e brioches adocchiano il nostro e dopo un paio di occhiate entrano in modalita' "mo' ti faccio vedere io.." e cominciano con una serie di battute e complimenti. Del tipo :"ma perche' fate tutta questa fatica?" e Stefano (cortesemente) "perche' dopo con le endorfine ci si sente meglio" E loro "si' anche mio marito dice cosi' ma poi non cia' piu' endorfine per fare altro..magari invece tu ne hai che ti avanzano...". E giu' ghignatine.  Ecco. Insomma un corteggiamento alla Proust, dunque.

Abbandonate al loro destino le due sgarzoline riprendiamo le altre due bimbe abbandonate (quelle di carbonio con le ruote) e cominciamo la salita verso Pigra. E' una salita bellissima, all'ombra e sinuosa. Dopo le strette vie del paesino di Lura la strada spiana e scende un po' prima di risalire gradualmente verso i 900 m di Pigra.

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Il Lario meridionale da Pigra

Da Pigra comincia la parte piu' dura della salita di oggi : sono circa 400 m di dislivello fino al Rifugio all'Alpe Colonno a 1300 m . Si sale in mezzo al bosco e ogni tanto gli alberi lasciano intravedere il lago. Il fondo stradale e' purtroppo molto rovinato e non rende agevole una salita con pendenze sempre intorno al 9-10%. Salgo concentrato, una pedalata dopo l'altra, con l'unico obbiettivo di raggiungere il rifugio.

All'improvviso il bosco si apre e dopo una curva a destra la strada spiana in mezzo a prati e chiazze di abeti. Dopo un breve falsopiano lungo un crinale  compare il rifugio. Mi giro ma Stefano non c'e'. Faccio un paio di foto aspettando che sbuchi sulla strada, ma poi realizzo con raccapriccio che nella mia tasca posteriore c'e' la sua camera d'aria nuova. E se ha bucato con una strada cosi' scassata come fa?. Mi lancio in discesa. Dopo un pio di km finalmente lo vedo sbucare da un tornante. Aveva bucato! Miracolosamente subito dopo Pigra ha il classico PAFFFFFF! Quando ha realizzato che la camera d'aria nuova la avevo io ha iniziato a chiamarmi "Francoooooooooooooooo!". Niente da fare, io ero dietro un tornante e non ho sentito. Fortunatamente esce un signore da una delle ultime case di Pigra e fa : "sono io Franco, che c'e'?"  Stefano aveva le pezzette e ha risistemato la camera d'aria ma la pompa da ciclista del Franco di Pigra  e' stata l'ancora di salvezza. E' proprio vero che c'e' sempre un Franco quando ne hai bisogno. Mentre mi raccontava la sua disavventura a lieto fine siamo arrivati di nuovo al Rifugio all'Alpe Colonno. Anche qui pausa acqua e poi via verso l'ultima parte della scalata.

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Pigra dal rifugio Colonno

Dal rifugio si scende in mezzo a boschi di larici fino alla conca del rifugio Boffalora. Da qui la strada si biforca e, ovviamente, dobbiamo prendere quella che sale dopo una minuscola chiesetta. Siamo in un paesaggio alpino : pascoli, boschi e mandrie. Questi boschi sono pieni di postazioni obici, camminamenti, trincee, postazioni di osservazione. Siamo a ridosso della Linea Cadorna : "una linea militare difensiva costruita tra il 1911 ed il 1916 nelle Prealpi per proteggere il territorio italiano sia da un ipotetico attaccotedesco attraverso la neutrale Svizzera che da una possibile invasione svizzera di LombardiaPiemonte. Il suo nome è dovuto al fatto che fu proprio il generale Luigi Cadorna, capo di stato maggiore dell'esercito italiano, a sostenerne la necessità ed a seguirne la realizzazione." (grazie Wikipedia!).

Ma mentre si pedala non c'e' molto tempo per rivangare le nozioni di storia. Si fa fatica : la strada sale con pendenza costante e ormai la lunghezza della salita comincia a farsi sentire. In fondo sono ormai piu' di 25 km che si pedala in ascesa.

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La salita verso il Venini e la chiesetta.

Gli alberi ormai sono radi e anche se l'aria a questa quota e' fresca il sole picchia duro. Sembra impossibile ma solo 2 settimane fa qui aveva nevicato. Negli ultimi 2 km la strada si arrampica lungo i ripidi costoni d'erba e roccia verso il monte Galbiga. Dopo una svolta compare la sella e il Rifugio, lassu' oltre i 1570 m di quota. Le ultime pedalate sono davvero entusiasmanti : c'e' un falco che vola in alto e vedere la meta che si avvicina a poco a poco mette nuove energie nelle gambe.

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Le ultime pedalate prima del rifugio.

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Meritato premio di giornata

Arrivati fin quassu' ci siamo meritati un premio : passano piattoni fumanti di polenta e coniglio coi funghi e bocce di vino rosso. Ma noi abbiamo ancora piu' di 40 chilometri da fare. Meglio optare per qualcosa di piu' leggero. Panino e coca sono comunque un premio da Gourmand dopo una salita del genere. Siamo a 1576 metri e, anche se l'aria non e' limpida per il caldo, i panorami dal rifugio sono spettacolari.

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La strada che sale al Venini

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Pronti per la discesa col cannone sullo sfondo

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Lo Stagno al rifugio Boffalora

Dopo il meritato premio ripartiamo. Purtroppo la strada rovinata e la pendenza impegnativa richiedono molta attenzione : si scende a 20 km/h con le mani sui freni. La breve salitina dopo il rifugio Boffalora e' proprio quello che ci vuole per ricordarci che non e' ancora finita : la macchina e' ancora lontana. Ci sciroppiamo anche le rampe in discesa nel bosco fino a Pigra, da dove, fortunatamente, il fondo stradale migliora. Ma con un'ultima zampata la salita al Venini colpisce ancora : poco dopo la casa del mitico "francoooooooooo" ..PAFFFFFFFFFF!. Stefano ha bucato ancora.

Stavolta siamo velocissimi nel cambio gomma e in pochi minuti ci buttiamo verso San Fedele d'Intelvi. I chilometri di discesa da Pigra a Argegno sono una goduria. Non c'e' piu' traffico, la strada e' bella  e si scende pennellando le traiettorie con vista lago. Da Argegno a Como gli ultimi chilometri di giornata sono veloci, ma l'aria calda e la fatica accumulata in salita ci riconducono a piu' miti consigli. Il ritmo scende gradualmente e siamo di nuovo alla macchina dopo 90 km e 2060m di dislivello. In compenso abbiamo fatto fuori : due panini, 4 barrette, 5 coche, 7 borracce d'acqua e sali,  3 camere d'aria e un copertoncino. E poi si dice che la bici non consuma nulla....

Le foto sono QUI mentre il file GoogleEarth e' QUI

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