lunedì 1 giugno 2009


L’incubo del gibernauta.

I gibernauti (categoria della quale faccio ormai parte) sono sedicenti atleti che affrontano le proprie imprese armati di piu’ o meno robuste giberne lipidiche, collocate strategicamente all’altezza del girovita. Il gibernauta si convince che le giberne lipidiche diventano una risorsa strategica nelle lunghe distanze, quando lo smilzo radiografico (atleta cosi’ detto perche’ in piedi, nudo di fronte all’ortopedico si sente dire : “lasci pure stare, della rx non c’e’ bisogno, vedo gia’ tutto benissimo cosi’”) entra in drammatica riserva energetica. In realta’ le giberne hanno importanti conseguenze nella tipologia di percorsi adatti al gibernauta. Le giberne infatti creano inerzia : rendono quindi il gibernauta particolarmente votato alle lunghe tirate pianeggianti. Ma non appena la strada si inclina le riserve lipidiche trascinano il gibernauta inesorabilmente verso valle.

Si capisce quindi che il giro programmato per sabato (una riedizione del Bordandone – Bordala+Bondone) si configurava come il vero incubo del gibernauta : la pianura terminava al secondo kilometro : di li’ in poi solo salite (spesso ripide) e discese.

L'altimetria dell'incubo del gibernauta (dopo la prima salita non mi sono buttato in un burrone, mi si e' solo spento il Garmin).


Viceversa lo smilzo-radiografico (mio fratello, per l’occasione agghindato con una magliettina color carne presumibilmente comprata con lo sconto o al gay pride di Zurigo o alla prima del film “Milk”) pregustava con gioia la lunga salita al Bordala, adatta agli scatti brucianti, o le pendenze dolorose di Garniga.

Partiamo alle 8 da Torbole : clima ottimo aria limpida. La ciclabile sul lago di Loppio e’ rifatta di fresco e ci accompagna dolcemente fino all’attacco della salita al Bordala.


Il rinato lago di Loppio


Sui dolci e ampi tornantoni verso Ronzo Chienis il nostro gibernauta riesce a difendere l’onore utilizzando la sottile tattica di far parlare il compagno limitandosi a rispondere con monosillabi

interrogativi e interlocutori.

Gibernauta al passo


Siamo in cima e , dopo la sosta obbligata al passo, infiliamo la discesa verso il lago di Cei. Non so come’e’, ma il Garmin si spegne poco prima del passo : lo riaccendero’ solo poco dopo il bivio per Garniga, perdendo quindi la misura del tratto in discesa e del successivo “mangiaebevi” con i relativi kilomteri e dislivello.


Il parco comunale "downtown Garniga" : "..Stress? ...what?"



La salita al Bondone da Garniga sa essere davvero cattiva, soprattutto coi gibernauti. Le pe

ndenze non sono terribili (siamo intorno al 10-11%) ma non mollano mai e , soprattutto all’inizio, i tornanti sui quali rifiatare sono pochissimi. Tutto pero’ passa in secondo piano quando, superata una sella nel bosco, ci si avvicina allo scollinemanento. Il panorama si apre sulla valle dell’Adige 1300 metri piu’ sotto, e sulla vetta del Bondone, 400m piu’ in alto.


Dalle Viote sotto il Bondone.


Al bar in vetta sono costretto, mio malgrado, a ordinare un ricco panino speck-fontina e cetriolini, necessario per rimpinguare le poco intaccate giberne.


Il rimpingua-giberne


Anche Renato resiste alla tentazione di una appetitosissima barrettina di marmellata dall’aspetto davvero invitante e decide di ripiegare sul paninone rimpingua giberne.


La sibaritica barretta


Da li’ c’e’ una discesa quasi autostradale, divertentissima, nella quale le robuste giberne aiutano non poco. Ma, arrivati a Lagolo, non e’ finita.


Verso Cavedine


Manca ancora la salita breve ma cattiva e la picchiata sul lago di Cavedine e per finire, la facile salitina alla Masa, 5 km al 3-4% che ci sciroppiamo a 26-27 km/h passando in tromba una coppia di de

pilati ciclisti tedeschi. Ehhh……so’ soddisfazioni…….



Dalla cima della Masa verso Riva del Garda (come si vede dalle nuvole abbiamo pedalato un pochino controvento)


Alla fine circa 90 km con circa 2700 m di dislivello, un giro davvero tosto ma, anche questa volta nonostante le premesse, sono riuscito a riportare a casa le giberne.


Tutte le foto sono QUI

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