domenica 21 settembre 2014

Cometa sul Bisbino



Giorgio e Francesco in discesa
Oggi solo una salita. Una, ma lunghetta. Il monte Bisbino, salito in compagnia per raccogliere fondi per l'associazione Cometa.

Partenza "alla francese" dal parcheggio di Cernobbio e subito si va in su. E' una salita impegnativa ma regolare, penalizzata solo dal fondo stradale infelice che comprende anche due tornanti con il fondo in ciottoli!

Io sono reduce dalla chiacchierata con il medico. La piastra sulla clavicola si è un po' piegata e quindi il consiglio è : prenderla con calma. Evitare i colpi, le vibrazioni eccessive, gli strappi (tirare sul manubrio) e le pressioni (pedalare in fuorisella). E quindi? Quindi semplice : salgo seduto cercando di mantenere un passo decente ma senza poter spingere molto. Per fortuna la salita è quella giusta : le pendenze non solo mai molto dure e si riesce a tenere un ritmo costante.



Prendo quindi il mio ritmo e cerco di non strafare : a poco a poco vengo raggiunto e superato, ma con lo scarso allenamento e la preoccupazione per la spalla non me ne faccio certo un cruccio. Importante è arrivare in cima e poi godersi lo spettacolo. In fondo sono poco meno di 15km di salita per poco più di 1000 m di dislivello : più che abbastanza per me.

In effetti ogni tanto si aprono degli squarci di panorama a picco sul lago che tolgono il fiato (non che ce ne fosse troppo di fiato da togliere..).



Alla fine, superato dai campioni, mi assesto in una posizione di rincalzo e mi metto in modalità "salita regolare". Sono solo, e sogni tanto supero qualche coraggioso in mountain bike. Si sale in mezzo al bosco, una benedizione perchè il sole picchia e l'aria è umida e ferma. Poco prima della vetta arrivano addirittura delle nuvole che si aggrappano alle cime degli  abeti.

La strada spiana un pò negli ultimi due km e dall'alto sento i ragazzi di Cometa che incitano quelli che stanno tagliando il traguardo. Dopo poco sono anch'io sull'ultimo rettilineo spronato dall'entusiasmo dei ragazzini. Ultimi colpi di pedale e raggiungo gli altri.

Ci ho messo poco meno di 1h13', non male considerate le premesse. Quattro chiacchiere, dell'acqua e poi giù in discesa. Dopo due tornanti vedo un motocrossista senza moto che sbuca dal bosco e si  siede sul ciglio della strada tenendosi la spalla. E' pallido come un cencio. Mi fermo e gli chiedo come va : "mi sono rotto la spalla". Porca miseria, ho un improvviso moto di solidarietà visto che poco più di 3 mesi fa ero nelle sue stesse condizioni. I telefonini lì non prendono e gli assicuro che chiameremo un'ambulanza non appena saremo in una zona coperta. basta qualche tornante e riesco a chiamare il 118. Dopo una decina di minuti incrociamo l'ambulanza che sale a sirene spiegate.

Poveraccio, il ricordo più sgradevole del mio incidente è stato proprio il lungo tragitto in ambulanza sbatacchiato di qua e di là senza anestesia per un'ora buona. Speriamo che a lui vada meglio.

Ma e' l'occasione per ricordarmi che devo scendere con i freni non tirati, ma tiratissimi : e così faccio, riuscendo ad arrivare in fondo tutto intero anche se con la spalla un pò dolorante.

Sono soddisfatto? Certo che sì : una bellissima salita, una bella giornata e un po' di fatica per una buona causa.



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