sabato 23 settembre 2017

La cronoscalta più bella che ci sia.


La salita al Mottarone è già da sola una bellissima scalata.
Ma, come dice Marco, la cronoscalata al Mottarone (che si ripete puntuale ogni anno da ormai 19 anni) è di più : è una metafora della vita. E' dura, è molto dura, ma fatta con gli amici diventa un divertimento.

E dopo un po' di anni di colpevole assenza eccomi qui al parcheggio di Baveno, insieme ad altri 170 e più ciclisti (incredibile come il numero è andato aumentando di anno in anno), quasi pronti per la partenza.
Ormai l'organizzazione è degna di una granfondo : pettorali, servizio cronometrico di precisione, auto al seguito per presidiare il percorso, maglietta tecnica nel pacco gara. Ma soprattutto è un gran ritrovarsi tra amici con cui si condivide la passione e che magari non si vedono da tempo ma non vogliono mancare l'appuntamento clou della stagione.

Sì perchè, diciamocelo, tutto l'allenamento dei mesi invernali , le granfondo primaverili e estive , le sveglie all'alba ...hanno un solo scopo : bastonare l'amico di turno sul Mottarone. Non per niente è un po' come il giro di Lombardia : chiude la stagione e consente a tutti di arrivare preparati al top per la bastonata di turno : sperando di darla e non di prenderla.

Sulle gare "in amicizia" è stato detto tutto. SI ride e si scherza con i piedi per terra, ma non appena il culo sale in sella non si guarda in faccia a nessuno.

E quindi il Gibernauta cosa ci fa qui? Dopo una stagione dedicata più alla corsa tranquilla e alla MTB è chiaro che il nostro non puo' avere alcuna ambizione. Primo obiettivo : arrivare in fondo. Secondo obiettivo : cercare di non scoppiare sugli ultimi rognosi tornanti. Terzo obiettivo : impiegare un tempo decente. Una unica certezza : oggi di bastonate ne prendero' una carriolata.

Primo e secondo obiettivo centrati. Sul terzo....bè c'è da lavorare.La certezza, infine, si è rivelata tale.

Radunare una mandria di pedalatori che scalpitano è impresa ardua ma Gianfranco e Alberto riescono miracolosamente ad incanalare la truppa verso l'incrocio che dà il via alla gara. E..... si parte!

Non è che la salita non la conosca. Anzi. La ricordo bene. Ricordo che è fatta di tre tronconi ben distinti : il primo è duro fino a Levo, poi c'è un falsopiano che consente un buon recupero e infine si attacca l'ultima parte che è un calvario di pendenze crescenti fino agli ultimi tornanti e all'ultimo rettilineo bastardo prima della vetta.


Quale è la strategia migliore? Ovvio : partire con calma, frenare gli entusiasmi e conservare energie per l'ultima mezz'ora.

Ed infatti, ligio a questa strategia semplice e chiara parto a cannone e dopo pochi tornanti vedo con sconforto il cardio che non fa bip impazzito solo perchè (per decenza) ho tolto l'allarme. Ma come si fa a non farsi prendere dall'entusiasmo quando sei in mezzo a poco meno di duecento altri compari che stanno seguendo, chi più chi meno, la stessa strategia suicida? Impossibile.
In realtà molti non stanno seguendo la tattica suicida : semplicemente salgono forte ma stanno conservando energie per dopo.Ma questi in breve tempo non li vedo più.



Quindi la strategia cambia : andiamo su così e vediamo quando scoppio. Notare bene : non "se" ma "quando".

Poco a poco il gruppo si sgrana e salendo noto la varietà dei partecipanti : chi sale in piena tenuta da Eroica in sella a splendide Gios blu anni 70. Chi pedala su impressionanti bici da crono (ma come si fa a andare in salita su certi trampoli? acrobati!) chi sale chiacchierando e ti passa in scioltezza (davvero tanti...), chi si vede che già prima di Levo ha dato fondo al barile (io), tenute di grande eleganza (e qui chi se non il nostro mitico Andrea, come al solito impeccabile maestro di stile), magliette di granfondo note e meno note, attrezzature avveniristiche e qualche MTB ben stagionata. Insomma : davvero di tutto, anche se il cronometro poi dirà che anno dopo anno le prestazioni medie del gruppone sono migliorate sempre.

Levo arriva come una benedizione, e qui c'è tempo per recuperare un po' sui chilometri che portano al bivio per Gignese. Ma c'è davvero poco tempo per godersela. La curva a destra arriva improvvisa e ZAC : la pendenza si fa subito vicina alle due cifre. Ormai i primi non li vedo più da un pezzo (a dire il vero non li ho mai visti, se non alla partenza e all'arrivo - loro già cambiati) e mi sono accoccolato in un gruppetto che sale più o meno al mio ritmo. Ho sentito una volta una intervista a Pantani che diceva che quando gli sembrava di essere al massimo sforzo guardava gli altri vicino a lui e vedeva facce altrettanto stravolte. Sarà che lui era Pantani e io sono il Gibernauta, fatto sta che le facce vicino a me mi sembrano belle tranquille, mentre io sbuffo come un mantice per tenere le ruote.





E continua così : qualcuno si stacca ma poi rientra, qualcuno saluta la compagnia e se ne va, qualcuno (io) resta attaccato alle ruote con le unghie e con i denti. Dopo la breve discesa della sbarra arriva l'ultima mazzata. Da qui sono circa 6 km a poco meno del  10% di pendenza media, con qualche tornante bastardo che ci regala dei 12% - 13%. Ormai io sono in modalità sopravvivenza. 34X28 fisso e cercare di mantenere una velocità (meglio dire lentezza) che consenta di tenere almeno l'equilibrio.


Passano pian piano le due fontane, passa pianissimo la seconda sbarra..e arriva il bivio sulla statale che sale dal lago d'Orta. Ed ecco il tratto più duro : un rettilineo bello largo che maschera ignobilmente la pendenza a doppia cifra e dà una bella mazzata a chi pensava di essere ormai quasi arrivato. Infine lassù sbuca il traguardo : tantissima gente (ovvio, tantissimi già arrivati da tempo) e l'incitazione che non manca mai. Qui il Gibernauta si riprende e, a costo di esalare l'ultimo respiro, tenta un misero allunghino con la faccia sorridente (che fatica quel sorriso dissimulatore). E sono in cima.

Anche questa volta ho portato le giberne lipidiche (rognosamente attaccate al girovita) in cima al Mottarone.



C'è tempo per qualche breve chiacchiera e poi si scende per ritrovarci a quello che è il vero motivo di questo raduno e che giustifica la faticata del mattino : il pranzo insieme (quasi 200 persone!) vero rifornimento calorico per cui le mie giberne ringraziano con affetto. Ma soprattutto  la ineguagliabile cerimonia di premiazione gestita da Marco.

Non c'è dubbio : è la cerimonia di premiazione più lunga e divertente del mondo e della storia : nemmeno alle olimpiadi si raggiungono tali vette. Pare che anzi Marco sia stato contattato dal CIO per le cerimonie di premiazione delle olimpiadi di Tokio , ma poi è stato scartato perchè pare che abbia preteso di poter premiare TUTTI I PARTECIPANTI UNO PER UNO COME SI FA AL MOTTARONE. Ci sarebbero stati pero' problemi con le dirette in mondovisione e le olimpiadi del 2020 avrebbero rischiato di concludersi nel 2021, quindi non se ne è fatto nulla. Ma vuoi mettere il divertimento di vedere sfilare tutti quelli che fino a poco prima sudavano col culo in sella, per prendersi il complimento di Marco e Alberto e Gianfranco (baci solo alle signore)? Impagabile.

I Kings of the past. Marco col microfono. la voce c'era ancora.

Ed è per questo che ogni anno ci vorrei tornare, e ogni volta che ci torno rimpiango le edizioni in cui non ho potuto esserci. Unica certezza ormai granitica : l'anno prossimo (l'anno del ventennale) il 21 settembre DEVO essere qui a trascinare le giberne in cima al Mottarone : la cosa più inutile che ci sia (salire in cima a questa montagna con grande fatica per poi scendere di nuovo a valle) ma anche, di sicuro, la più divertente.

P.S. le foto sono di repertorio (a parte quella con i Kings of the past), mica potevo fermarmi a fare foto proprio in piena trance agonistica no?
P.S. 2 il tempo? ah già : 1h33 e spiccioli. Ben lontano dal mio best sotto l'ora e venti, ma il massimo a cui potessi aspirare con poco più di 600km nelle gambe nel 2017.

Alla prossima!

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