Dopo il capitombolo di fine maggio 2014 e l'intervento chirurgico, in un breve intervallo avevo avuto il tempo di risalire in sella per un paio di uscite. Pensavo di essermela cavata con uno stop di un paio di mesi, invece ad ottobre tac! la piastra che teneva insieme la clavicola si è rotta e ho dovuto ricominciare tutto da capo.
Nuova operazione, stavolta più complicata, e altro stop. Questa volta lungo, però . Così dopo una uscitina di assaggio in pianura ho dovuto attendere fino a fine agosto per ricominciare a pedalare un po' più seriamente.
Quale migliore occasione di una settimana a Riva del Garda (noto paradiso del ciclista e, tra l'altro, tana del mitico Renato - smilzo veloce) per ritornare sulle strade conosciute?
Ed è proprio qui che mi sono scontrato con l'ineluttabile potenza della matematica.
Vediamo un po' .
Quando sono risalito in sella avevo un IAPPIR molto elevato, anzi IAPPIR=USPAT
IAPPIR (illusoria attesa prestazionale post infortunio in recupero)
USPAT (ultima spettacolare prestazione ante tegola)
Ma come tutti sanno, in tali condizioni potevo al massimo ambire a migliorare il mio LEPIR (loffia prestazione in recupero) invece di puntare all'USPAT. Infatti è notoria la legge inesorabile del recupero:
LEPIR (loffia prestazione in recupero) =USPAT(ultima spettacolare prestazione ante tegola)/(1,1)^n
con n= mesi di stop.
Ora : se si conta che io sono rimasto lontano dai pedali tra una storia e l'altra per almeno 10 mesi ecco che LEPIR= USPAT/2,5. Per meglio dire : data una USPAT pari a 1 potevo la massimo attendermi una LEPIR pari al 38% della USPAT.
Cioè : una salita USPAT fatta in 1 ora diventa una agonia LEPIR di 2h37!
Ma io sapevo questo quando sono salito in sella per il primo giro con lo smilzo veloce? Ovviamente no.
E così comincio con gioiosa incoscienza la mia 4 giorni di ritorno in sella con lo smilzo veloce in territorio trentino.
Giorno 1 : Braila-Cavedine importante cominciare con gradualità.
L'idea di gradualità di Renato, smilzo veloce, è un po' da rivedere. Infatti il primo giorno ha pensato bene di portarmi sulle rampe di Braila, una salita che parte da Arco e dopo un chilometrino leggero si inerpica con pendenze ben superiori al 10%.
Prima soddisfazione : vedere le cose dall'alto |
Renato se la ride sotto i baffi |
Il lago di Cavedine |
Mezzo gibernauta e mezzo lago di Cavedine |
Giorno 2 : Passo Bordala da Loppio : cottura a fuoco lento
Visto che la prima salita ripida mi aveva ben torchiato cosa c'è di meglio di una bella salita regolare ma lunga?
Ed eccoci affrontare i dolci (perlomeno così me li ricordavo) rettilinei verso il passo Bordala. Qui devo dire che ho davvero avuto la sensazione di avere la famosa incudine nelle braghe : sapevo che le pendenze del Bordala sono potabilissime eppure mi sembrava di trascinarmi su rampe arcigne.
E Renato? Lui chiacchiera e scherza, ogni tanto allunga " per sgranchire un po' la gamba che senno' si incrocchia" e poi torna sui suoi passi per recuperare il mesto gibernauta.
Ma alla fine anche gli antipatici drittoni prima del passo sono lasciati indietro e c'è tempo per una miracolosa Coca Cola al bar del passo Bordala (a fianco di un simpatico signore che alle 10 di mattina si faceva un allegro bianchetto). Fine giornata : altri 1280 m di salita macinati.
Giorno 3 : Passo Durone , stavolta si gioca in casa
Eh sì perchè questa è una salita che conosco bene e che mi piace molto. Si divide in due parti, entrambe regolari e con pendenze mai superiori al 6/7% : da Riva si arriva a passo Ballino e da lì, dopo una rapida discesa fino al magnifico altopiano di Fiavè, si scala il Passo Durone.
Lago di Tenno |
Renato medita al passo. |
Discesa verso Ballino. |
Fine giornata : altri 1250m di salita in carniere.
Giorno 4 : Passo Santa Barbara da Bolognano : il mitico Velo!
E alla fine arriva il dessert! Il Passo Santa Barbara verso il monte Velo è una salita di primo livello : 1100 m di dislivello in circa 12 km. Nei primi 5 km la pendenza media è sempre superiore al 10%.
Insomma la ciliegina su questa torta di classiche salite dell'Alto Garda.
Affronto le prime rampe con assoluto rispetto, e mi preoccupo soltanto di non scendere sotto la minima velocità che mi consente di stare in piedi. Renato si bea della sua smilza velocità e dopo pochi tornanti mi saluta e si avvia radioso verso l'alto. Io mi annodo sul telaio e decido di fare questo definitivo sgarbo alle giberne : ebbene sì! Voi non ne volete sapere di abbandonarmi nonostante le diete e le fatiche? E allora io vi portero' con me in cima al passo! Bastarde!
E alla fine ce le ho portate per davvero!
Chiudo questa 4 giorni ciclistica trentina con gli ultimi 1200 m di dislivello.
Consuntivo :
1) è proprio vero che il vero terreno di prova del ciclista è la salita. A Milano avevo fatto qualche timida uscita in pianura e mi sembrava di essere tutto sommato ancora in forma. Basta che la strada salga un po' che è come quando scende la marea : si vede chi sta facendo il bagno senza mutande.
2) dopo un avvio difficile (mi sembrava di non avere mai pedalato in salita) le cose sono poco a poco migliorate e ho ricominciato a divertirmi anche salendo.
3) la legge su LEPIR e USPAT è vera : anche dopo questi 4 giorni salgo ad un ritmo che è al massimo pari al 60% dei miei momenti migliori.
4) si è trattato di 4 uscite complessivamente brevi. Quindi è ancora tutta da verificare la tenuta su giornate con più di 1500 metri di dislivello.
5) la spalla scassata e piastrata si è comportata abbastanza bene, certo finivo sempre un bel po' dolorante, ma spero che col tempo anche questo si sistemi.
6) Le giberne? purtroppo non sono riuscito a seminarle al Passo Santa Barbara e sono ancora lì abbarbicate al mio girovita.
7) Morale ? ci vuole ancora molta strada per recuperare il terreno perduto.
Ma chissenefrega : il Gibernauta è tornato!
Grande frengo bentornato
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